Conviviale in sede, relatore Massimo Muchetti

Conviviale in sede, relatore Massimo Muchetti

Conviviale in sede, relatore Massimo Muchetti

 

Dopo le spensieratezze del Carnevale, il Club è tornato all’attualità in una serata che ha visto ospite il giornalista ed onorevole Massimo Muchetti, bresciano, esperto di economia, per parlare del tema “Transizione energetica e prospettive politiche dell’Unione Europea”: sicuramente un tema di attualità ma che si è rivelato in continua evoluzione negli ultimi anni.
Infatti il Relatore ha esordito dicendo che la transizione energetica è stato un argomento molto frequentato e discusso a tutti i livelli, ma quattro anni fa avremmo detto diverse rispetto ad oggi, perché il tema ha perso parte della sua centralità rispetto al periodo in cui è emersa la protesta ambientale di Greta Turnberg, che ha preso la scena internazionale per lungo tempo, dando inizio al movimento giovanile ambientalista a livello internazionale.
A quel tempo è apparso che la transizione energetica fosse la chiave di volta del progresso mondiale e della salvezza ambientale del pianeta, adesso la percezione del problema è sensibilmente diminuita, non perché non sia più necessario tentare di migliorare il nostro ambiente, ma per via di accadimenti internazionali che hanno distolto la nostra attenzione: infatti siamo passati da una prospettiva di sviluppo positivo, stabile nel tempo, all’emersione delle fragilità del sistema economico e sociale, soprattutto nei Paesi occidentali.
Prima la pandemia ha assorbito l’attenzione di tutti per la gravità degli accadimenti sanitari, poi abbiamo avuto il rimbalzo dell’ economia, frenata dai rincari delle materie prime, anzitutto quelle fossili destinate alla produzione di energia.
E’ scoppiata una guerra alle porte della Comunità Europea, recentemente si è sviluppata la crisi israelo-palestinese che ha aumentato le incertezze per il nostro futuro.
A questo punto Muchetti, abbastanza inaspettatamente, ha presentato una sua osservazione personale sul recente punto di svolta che ha corretto la percezione dell’emergenza ambientale è stata la protesta dei trattori; al di là del merito sulle ragioni della protesta, non è emersa la solita protesta per i blocchi, per le difficoltà di muoversi per lavoro, e questo perché coloro che protestavano erano le persone più vicine alla terra e i più lontani dalle politiche che si prefiggono la salvaguardia naturale, in questo modo sono state spiazzate le associazioni e i movimenti ambientalisti. Questo ha portato al ritorno a discutere i temi precedenti all’estremismo ambientalista, soprattutto a livello europeo, dove si è passati dall’idea di emissioni a somma zero entro il 2050 all’ inserimento nelle procedure ambientali di norme prudenziali, riprendendo l’ idea dell’uso del nucleare e del gas naturale. Ci si è resi conto che solo il 20% della produzione energetica proviene da fonti rinnovabili, che hanno richiesto investimenti enormi; e quindi ci si è posti la domanda sulla sostenibilità di queste scelte.
E’ apparso chiaro, ad es., che le politiche di spinta dell’elettrificazione dell’autotrasporto avrebbero avuto una connotazione classista, nel senso di favorire i ceti abbienti che possono sostenere le spese di trasformazione, a scapito dei ceti meno abbienti; e poi nel settore del trasporto pesante non sono ancora apparsi modelli sperimentati di camion a trazione elettrica, per cui nel trasporto si vedrebbero muovere ancora per molti anni i mezzi con motori termici, e quindi senza possibilità di migliorare sensibilmente l’ inquinamento dell’aria.
Muchetti osserva che alcune scelte politiche, giustificate con la riduzione dei consumi energetici, come l’Ecobonus, in due anni hanno posto in capo allo Stato una spesa superiore a quella sostenuta dall’ IRI in trent’anni di attività; è chiaro che una tale massa di denaro in un tempo breve crea un problema capace di condizionare lo sviluppo economico del Paese.
E allora, appare necessario occuparsi della transizione energetica con umiltà e buonsenso, per scegliere la strada da percorrere dopo aver individuato i costi e la sostenibilità delle scelte politiche.
Ad esempio, decidendo che atteggiamento tenere con la Cina, detentrice delle materie prime necessarie per costruire le batterie di accumulo, indispensabili per una corretta produzione energetica, e quindi in grado di condizionare fortemente l’economia.
Per Muchetti probabilmente, dopo una corretta analisi economica, potrebbe essere conveniente investire per catturare la CO2 e sotterrarla. E qui si è fermato il Relatore e si sono aperti gli interventi.
Cremonesi ha osservato che si prevede per il 2050 il raddoppio dei consumi energetici, e per farvi fronte potrebbero essere necessarie 35 centrali nucleari, distribuite sul territorio nazionale, ma si dichiara scettico, visto che non siamo ancora riusciti a smantellare gli impianti obsoleti.
Muchetti conferma lo scetticismo citando la situazione degli ospedali che sono pieni di rifiuti radioattivi provenienti dai macchinari di cura e diagnostica: il nucleare appare necessario ma nessun governo è in grado di realizzare un piano energetico attuabile. E allora sorge la domanda: è proprio necessario raddoppiare i consumi energetici? Nell’autotrasporto si possono usare i biocarburanti, che hanno raggiunto un buono stato di sviluppo, oppure si potrebbe intervenire nei Paesi emergenti  dove maggiori sono i tassi di inquinamento (Muchetti si è domandato che senso può avere costringere i Paesi occidentali ad investimenti enormi e lasciare che quelli emergenti, che rappresentano la maggioranza della popolazione, continuino a produrre inquinamento).
Interviene Beccaria che sviluppa una riflessione sulla situazione politica mondiale, dove i principali protagonisti (in senso negativo) sono la Russia e la Cina, nazioni a regime dittatoriale, con gli USA che stanno inviando chiari segni di volersi ritirare nel proprio orto, lasciando l’Europa da sola, ventre molle della Nato, non preparata a sviluppare una politica comunitaria di difesa economica e militare. Per questo Beccaria si dichiara pessimista perché prevede un futuro di riduzione dell’economia e con l’aumento di problemi tra nazioni.
Prende la parola Cartabbia che dichiara come le aziende in alcuni settori dell’economia siano penalizzate da una gestione burocratica delle Direttive europee, aggravando i costi di produzione a fronte di concorrenza libera da molti vincoli.
Franceschetti riflette sull’Europa, portando ad esempio due personaggi a suo dire molto negativi nelle loro decisioni, e cioè i Commissari Verstagen e Timmermans, in quanto impreparati sui temi a loro affidati. E conclude augurandosi che si capisca finalmente l’importanza di mandare in Europa persone preparate.
Muchetti si dichiara d’accordo con l’analisi di Beccaria, e aggiunge che Paesi come il nostro non hanno possibilità di incidere a livello internazionale. E porta ad esempio il problema delle spese per la difesa nazionale, per cui si spende quattro volte rispetto alla Russia avendo ventisette eserciti diversi, stati maggiori non dialoganti, ecc. Sarà necessario che tutti gli Stati europei rinuncino ad un pezzetto della loro sovranità nazionale, ma sarà altrettanto vero che non succederà. E non crede che sia possibile reagire ai monopoli con i dazi sui prodotti inquinanti, si innescherebbero reazioni che a suo dire annullerebbero la loro efficacia.
Interviene Lombardi che illustra che cosa avviene nel campo delle energie eoliche, con grandi difficoltà ad avere permessi ed autorizzazioni; una strada per aiutare le imprese potrebbe essere quella di ridurre i costi per le aziende e per i cittadini, agendo per es. sull’ IVA.
Anche De Girolamo denuncia il forte peso della burocrazia e chiede al relatore quali rimedi sono possibili.
Muchetti ha risposto ammettendo di non avere le competenze per indicare quali provvidenze possono ridurre il peso del “Moloch” burocratico, ma può sperare che intervenga chi queste competenze le ha e che la politica sappia scegliere le persone capaci.
Secondo il Relatore intervenire sulla riduzione delle tasse, in questo caso l’IVA sui consumi energetici, non ha mai risolto i problemi perché si devono ridurre le entrate e quindi lo Stato ha meno risorse da mettere in campo: la Storia su questo ha molto da insegnare.
Per le rinnovabili si deve tenere in conto che il loro incremento richiede impegni di territorio molto elevati, avrebbero bisogno di capacità di stoccaggio elevatissime per contrastare i problemi legati alla stagionalità e all’alternanza giorno/notte.
A questo punto, esauriti gli interventi dei presenti, è scattato un sentito applauso al Relatore; il Presidente, nel ringraziarlo per l’estrema concretezza degli argomenti illustrati, si è sentito in  dovere di ringraziare anche i Soci, che hanno seguito le parole di Muchetti con estrema attenzione, in silenzio, come non accadeva da tempo. E’ una bella notizia per il nostro Club!!